DA ROMA ALLA TERZA ROMA
XXXV SEMINARIO INTERNAZIONALE DI STUDI
STORICI
Campidoglio, 21-22 aprile 2015
Corrado Bonifazi
Massimiliano Crisci
IRPPS-CNR
ROMA E LA REALTÀ RECENTE DELL’IMMIGRAZIONE
STRANIERA
La città di Roma ha sempre avuto una
vocazione cosmopolita e ha attratto visitatori, pellegrini e nuovi cittadini
dal resto d’Italia e del mondo in virtù di un’immensa eredità artistica e
culturale, in quanto sede del Papato e, in tempi relativamente più recenti, in
quanto capitale d’Italia[1].
Le prime indicazioni puntuali sulla
presenza di stranieri nella città eterna risalgono al 1527 quando, secondo la Descriptio Urbis, un censimento indetto
da papa Clemente VII alla vigilia del Sacco compiuto dalle truppe di Carlo V,
era di cittadinanza straniera il 7,3% dei 55mila residenti in città (Lee 1983). All’epoca, i flussi da
oltralpe erano stimolati soprattutto dai pellegrinaggi, particolarmente intensi
in occasione degli “anni santi”, e dalle attività collegate alle corti
ecclesiastiche. Si trattava soprattutto di persone di lingua germanica,
spagnola e francese, appartenenti ai più diversi strati sociali (Sonnino 1998, Sanfilippo 2009) che svolgevano molteplici attività. Oltre
ovviamente ai religiosi e ai numerosi studenti, affluivano a Roma persone
appartenenti alle più diverse categorie professionali, come banchieri,
notai, commercianti, intellettuali, artisti e artigiani specializzati. Tale
processo migratorio si autoalimentava attirando ulteriore personale qualificato
e non, interessato a servire la clientela di una specifica nazione, così da
formare delle comunità immigrate parzialmente autosufficienti che tendevano a
concentrarsi in determinate aree cittadine, spesso prossime ad un determinato
luogo di culto o ad un’ambasciata (Sanfilippo
2009).
In età moderna la crescita della
popolazione di Roma rimase legata per lunghi periodi alle sole immigrazioni (Sonnino 2009), ma all’indomani della
proclamazione a capitale d’Italia la presenza straniera si fece meno
consistente. Da un lato, con la fine dello Stato Pontificio la capacità
attrattiva delle corti ecclesiastiche ebbe un duro contraccolpo, dall’altro, il
modello migratorio del nuovo Regno d’Italia iniziò a caratterizzarsi
soprattutto per le emigrazioni verso l’estero e per le migrazioni interne dalle
campagne alle aree urbane (Bonifazi
2013).
Tra il 1870 e il 1970 Roma vive un
intenso processo di urbanizzazione, al termine del quale la popolazione risulta
più che decuplicata passando da 250mila a 2,75 milioni di unità, con una
crescita alimentata da un saldo naturale ampiamente positivo e dalle
immigrazioni provenienti dalle altre regioni italiane e dalle campagne
circostanti. In un contesto di grande espansione demografica, fino agli anni
ottanta del Novecento, i cittadini stranieri hanno continuato a rappresentare
una quota trascurabile dei residenti, provenienti soprattutto da paesi a sviluppo
avanzato, inseriti in posizioni professionali di prestigio, coniugati con
italiani, spesso ecclesiastici oppure studenti. Un numero contenuto di persone
che non incontrava difficoltà di integrazione anche per il ruolo ricoperto
nella società di accoglienza. Ancora nel 1981 venivano censiti appena 29mila
stranieri nell’intera provincia, pari a meno dell’1% della popolazione
dell’area.
Solo a partire
dagli anni novanta, la trasformazione dell’Italia in paese di immigrazione provoca
un incremento dei residenti stranieri, divenuto fortissimo nel corso degli anni
duemila, con valori che passano dai 50mila del 1991, ai 100mila del 2001, fino
agli oltre 350mila del 2015 (Figura 1). Attualmente gli stranieri che vivono a
Roma sono oltre il 12% della popolazione totale, una percentuale di quattro
punti superiore alla media nazionale.
Figura 1 - Popolazione straniera residente
a Roma, 1951-2015.
|
Fonte: Istat.
Dai primi anni
settanta ad oggi l’ammontare della popolazione di Roma non ha subito rilevanti
cambiamenti, la città ha continuato a perdere residenti a favore dei comuni
circostanti nell’ambito di un processo di caotica diffusione urbana o di urban sprawl (Crisci et al.
2014). Negli ultimi decenni, la diffusione insediativa dal polo urbano
all’hinterland metropolitano e la crescente presenza di migranti stranieri sono
stati quindi due fenomeni che si sono sovrapposti e intersecati, andando a
mutare profondamente la morfologia socio-demografica ed economica dell’area
romana (Crisci 2010).
Figura 2 - Struttura per età e sesso della popolazione
italiana e straniera.
Roma, 1971-2015.
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Fonte: Istat.
Le odierne migrazioni internazionali a Roma hanno ormai assunto
caratteristiche analoghe a quelle osservate nelle global cities: eterogeneità delle presenze, connotazione sempre più
“al femminile” dei flussi e inserimento dei lavoratori immigrati in attività a basso contenuto
professionale, poco remunerate, instabili e spesso poco garantite (Castles,
Miller 2009).
L’immigrazione straniera a Roma è oggi assai composita: sono quasi
duecento le collettività presenti nella capitale. Le principali aree di
provenienza sono (Tabella 1): l’Europa centro-orientale, in particolare Romania
(88mila residenti, pari al 24% di tutti gli stranieri), Ucraina (14mila) e
Polonia (13mila); l’Asia, soprattutto Filippine (41mila), Bangladesh (29mila)
e Cina (16mila); il Sudamerica, specie Perù (14mila) ed Ecuador (8mila); l’Africa, in primo luogo Egitto
(10mila) e Marocco (5mila). A differenza di quanto accadeva in età moderna,
quando era forte la preponderanza degli uomini, la fase contemporanea
dell’immigrazione straniera diretta a Roma si contraddistingue per una forte
presenza femminile, dovuta alla consistente domanda di lavoro di cura e
assistenza proveniente dalle famiglie italiane. Non è un caso che le
collettività straniere più spesso impegnate nelle attività di collaborazione
familiare mostrino una percentuale di donne residenti particolarmente elevata:
Ucraina (82%), Polonia (67%) e Moldova (65%), Perù (62%) ed Ecuador (61%). La
distribuzione per genere evidenzia invece una quota di donne molto più
contenuta in alcune comunità nazionali che manifestano un modello migratorio
“al maschile”, come il Bangladesh (22%) e l’Egitto (29%).
Gli stranieri sono
occupati soprattutto nei segmenti meno ambiti del mercato del lavoro romano
(Figura 3). Solamente il 3% è inserito nella fascia professionale più elevata,
come dirigente, imprenditore o lavoratore ad alta specializzazione, che include
invece il 26% dei lavoratori italiani. Appena il 6% degli stranieri lavora come
tecnico o impiegato, contro il 42% degli italiani. Nella maggior parte dei casi
(53%) sono inseriti in quelle professioni non qualificate che solo di rado
coinvolgono gli autoctoni (6%). Il ventaglio delle professioni offerte agli
uomini stranieri mostra una maggiore varietà rispetto alle donne straniere, che
hanno la collaborazione domestica come settore lavorativo nettamente
prevalente. Infatti, alcuni fenomeni
socio-demografici, come il prolungamento della speranza di vita, la maggiore
partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la frammentazione delle
famiglie e la riduzione della loro taglia media, hanno contribuito a creare
degli squilibri nella società locale, che hanno alimentato una forte domanda di
lavoro nei settori dell’assistenza agli anziani e della collaborazione
familiare che soprattutto le immigrate straniere sono andate a incontrare.
Cittadinanze |
Residenti (valori in
migliaia) |
% femmine |
Romania |
88,4 |
56,9 |
Filippine |
40,5 |
59,0 |
Bangladesh |
28,5 |
22,0 |
Cina Rep. Popolare |
16,1 |
49,2 |
Perù |
14,3 |
61,7 |
Ucraina |
13,7 |
81,5 |
Polonia |
12,7 |
67,3 |
Egitto |
10,3 |
28,5 |
India |
9,1 |
45,2 |
Sri Lanka |
8,8 |
45,8 |
Moldova |
8,6 |
65,3 |
Ecuador |
8,4 |
61,0 |
Albania |
7,2 |
48,7 |
Marocco |
5,2 |
43,9 |
Nigeria |
4,2 |
44,9 |
Totale stranieri |
363,6 |
52,4 |
Figura
2 - Distribuzione degli occupati stranieri e italiani secondo la professione.
Roma, 2012. Valori percentuali.
Fonte: Istat.
Le differenti
modalità di inserimento delle donne straniere nella società locale producono,
tra l’altro, dei comportamenti riproduttivi estremamente divaricati tra le diverse
collettività (Crisci 2006, 2010)
(Tabella 2). La fecondità delle donne bangladesi ed egiziane, misurata dal
tasso di fecondità totale (Tft) o numero medio di figli per donna, è assai
elevata (rispettivamente 3,27 e 4,37 figli per donna in media) e supera quella
fatta registrare in patria dalle connazionali (Tft: 2,36 e 2,89), per la loro
condizione di donne ricongiunte ai mariti raramente inserite nel mercato del
lavoro. Al contrario, le donne filippine, peruviane ed ecuadoriane che mostrano
livelli di fecondità non distanti da quelli delle italiane (Tft compresi tra
1,37 e 1,53) e molto più contenuti che in patria (Tft compresi tra 2,58 e
3,11), sono condizionate da un’intensa partecipazione lavorativa extrafamiliare
e da un progetto migratorio non di lungo periodo.
Tabella 2 – Numero medio di figli per donna (TFT) di
alcune collettività straniere a Roma e in patria. Anni vari
Collettività |
TFT nel comune di Roma (a) |
TFT nei paesi di origine (b) |
Albania |
1,83 |
1,87 |
Polonia |
1,40 |
1,27 |
Romania |
1,88 |
1,32 |
Ucraina |
1,25 |
1,31 |
Bangladesh |
3,27 |
2,36 |
Cina |
2,54 |
1,77 |
Filippine |
1,53 |
3,11 |
Egitto |
4,37 |
2,89 |
Ecuador |
1,37 |
2,58 |
Perù |
1,50 |
2,60 |
Nota: (a) media 2006-07; (b) media 2005-2010.
Fonte: elaborazione su
dati Anagrafe di Roma Capitale e Onu, World Population Prospects.
Nel corso dei
prossimi anni le migrazioni internazionali potrebbero contribuire ad attutire
alcuni dei profondi scompensi della struttura demografica romana. Secondo
alcuni scenari previsivi (Sonnino
et al. 2011; Casacchia, Crisci
2013), gli immigrati stranieri dovrebbero continuare a trovare posto in quei
settori produttivi lasciati scoperti dalla forza lavoro locale. L’accentuarsi
dell’invecchiamento demografico dovrebbe alimentare ulteriormente la domanda di
assistenza agli anziani proveniente dalle famiglie italiane. Infatti, se da un
lato nel breve-medio periodo le risorse del welfare
state rivolte alle famiglie con anziani disabili non sembrano destinate ad
arricchirsi, dall’altro, nei prossimi 15 anni il numero degli ultraottantenni
che vivono a Roma dovrebbe crescere almeno del 50%. Il ruolo dei lavoratori
stranieri si prospetta fondamentale anche nell’ambito di altri comparti del
mercato del lavoro che subiranno l’invecchiamento demografico. Nel 2024 i
giovani adulti tra 20 e 45 anni potrebbero essere 100mila in meno di oggi per
l’ingresso in età lavorativa di generazioni meno numerose delle precedenti. Il
che potrebbe ampliare la domanda di lavoratori stranieri anche in ambiti
produttivi più qualificati.
Figura 3 - Stranieri per 100 residenti nelle zone
urbanistiche di Roma, 1° gennaio 2013.
|
Nota: le
zone urbanistiche con meno di mille residenti sono colorate in bianco. I
confini dei 15 Municipi sono evidenziati in rosso.
Fonte: Ufficio
Statistico di Roma Capitale.
Il fenomeno
migratorio costituisce un importante fattore di mutamento oggi come in passato,
ma a differenza di un tempo, quando Roma attraeva cittadini stranieri in virtù
delle sue note specificità, le immigrazioni dei giorni nostri sembrano per lo
più il frutto di processi che agiscono su scala mondiale e spingono masse di
individui alla ricerca di migliori prospettive di vita nelle aree urbane
italiane ed europee. Tuttavia, anche se è inevitabile considerare i flussi
migratori diretti verso Roma come il prodotto di molteplici squilibri
socioeconomici di carattere globale, appare altrettanto innegabile l’esistenza
di alcuni elementi che regalano ancora oggi un appeal peculiare alla “città eterna”. Da un lato, quello che si
potrebbe definire una sorta di “effetto Vaticano”, che ha avuto un ruolo
importante nel favorire i primi flussi al femminile da diverse aree accomunate
dalla matrice religiosa cattolica e continua a manifestarsi anche nel vasto
lavoro di advocacy e di assistenza agli immigrati svolto da parrocchie e
associazioni cattoliche. Dall’altro, permane un “effetto Roma”, inteso come
insieme di caratteristiche attrattive per un’immigrazione non di sussistenza -
il contesto artistico e culturale, il ruolo amministrativo e diplomatico, le
attività del terziario avanzato - che mantiene il suo fascino su numerosi
cittadini stranieri che hanno eletto la città a loro residenza.
Bibliografia
Corrado Bonifazi, L’Italia delle
migrazioni, Bologna 2013.
Corrado Bonifazi, L’immigrazione
nelle principali aree metropolitane italiane, in Gli immigrati stranieri e la capitale. Condizioni di vita e
atteggiamenti dei filippini, marocchini, peruviani e romeni a Roma, a cura
di C. Conti e S. Strozza, Milano 2006.
Corrado Bonifazi, Massimiliano Crisci, Immigrati stranieri a Roma, in Rhome.
Sguardi e memorie migranti, a
cura di C. Pecoraro e P. Masini, Roma 2014.
Corrado Bonifazi, Massimiliano Crisci, I genitori stranieri in Italia: alcune cifre,
in MinoriGiustizia n. 3, Milano 2014.
Oliviero Casacchia, Massimiliano Crisci, Roma e il suo hinterland: dinamica recente
della presenza straniera, in Roma e
gli immigrati: la formazione di una popolazione multiculturale, a cura di
E. Sonnino, Milano 2006.
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Roma. Evoluzione demografica e previsione al 2024, in IRPPS-CNR Working Paper Series, n. 56, luglio 2013, 1-78.
Stephen Castles,
Mark J. Miller, The Age of Migration, London 2009.
Massimiliano Crisci, La fecondità
delle donne straniere a Roma: un tentativo di stima, in Roma e gli immigrati: la formazione di una
popolazione multiculturale, a cura di E. Sonnino, Milano 2006.
Massimiliano Crisci, La
partecipazione politica degli immigrati in ambito locale: il caso del comune di
Roma, in Roma e gli immigrati: la
formazione di una popolazione multiculturale, a cura di E. Sonnino, Milano
2006.
Massimiliano Crisci, La
popolazione straniera residente in provincia di Roma, in Gli immigrati nella provincia di Roma. Rapporto
2006, a cura di A. Morrone, E. Pugliese, G.B. Sgritta, Milano 2007.
Massimiliano Crisci, I
commercianti e l’immigrazione straniera: accoglienza e diffidenza, in Argomenti. Rivista di economia, cultura e ricerca sociale
28, Milano 2010.
Massimiliano Crisci, Italiani e stranieri nello spazio
urbano. Dinamiche della popolazione di Roma, Milano 2010.
Massimiliano Crisci, Roberta Gemmiti, Enzo Proietti,
Alberto Violante, Urban sprawl e shrinking cities in
Italia. Trasformazione urbana e redistribuzione della popolazione nelle aree
metropolitane, Roma 2014.
Egmont Lee, Descriptio Urbis. The Roman Census of
1527, Roma 1985.
Matteo Sanfilippo, Roma
nel Rinascimento: una città di immigrati, in Le forme del testo e
l’immaginario della metropoli, a cura di B. Bini e V. Viviani, Viterbo
2009.
Matteo Sanfilippo, Roma
città aperta: luogo di accoglienza, di incontro culturale, di religiosità,
<http://www.baobaroma.org/pdf/2006/romacittaaperta.pdf>.
Popolazione
e società a Roma dal medioevo all’età contemporanea, a cura di E. Sonnino, Roma 1998.
Roma
e gli immigrati. La formazione di una popolazione multiculturale, a cura di E. Sonnino, Milano 2006.
Eugenio Sonnino, Popolazione
e immigrazione a Roma: stime dei saldi migratori, 1620-1870, in Storia
d’Italia. Annali. Migrazioni, a cura di P. Corti e M. Sanfilippo, Torino
2009, 75 ss.
Eugenio Sonnino, Salvatore Bertino, Oliviero Casacchia,
Massimiliano Crisci, Giuseppe D’Orio, Rossana Rosati, Popolazione e previsioni demografiche nei
municipi di Roma Capitale. Dinamiche attuali e prospettive fino al 2024,
Roma 2011.
[Un
evento culturale, in quanto ampiamente pubblicizzato in precedenza, rende
impossibile qualsiasi valutazione veramente anonima dei contributi ivi
presentati. Per questa ragione, gli scritti di questa parte della sezione
“Memorie” sono stati valutati “in chiaro” dal Comitato promotore del XXXVI
Seminario internazionale di studi storici “Da Roma alla Terza Roma” (organizzato
dall’Unità di ricerca ‘Giorgio La Pira’
del CNR e dall’Istituto di Storia Russa dell’Accademia
delle Scienze di Russia, con la collaborazione della ‘Sapienza’ Università di Roma, sul tema: MIGRAZIONI, IMPERO E CITTÀ
DA ROMA A COSTANTINOPOLI A MOSCA) e dalla direzione di Diritto @ Storia]
[1]
Il testo riprende e aggiorna concetti e considerazioni del seguente lavoro: Corrado Bonifazi, Massimiliano Crisci, Immigrati stranieri a Roma, in Rhome.
Sguardi e memorie migranti, a
cura di C. Pecoraro e P. Masini, Roma 2014.
[2] A
fianco delle migrazioni internazionali, l’invecchiamento è stato uno dei
fenomeni demografici più rilevanti degli ultimi decenni e si è prodotto sia in
termini assoluti, come crescita del numero di anziani, che in termini relativi,
come aumento della percentuale di anziani sulla popolazione complessiva.
L’ammontare degli anziani è aumentato con l’allungamento della speranza di
vita, mentre alla crescita della quota di anziani, ha contribuito la
diminuzione della natalità e la conseguente contrazione delle nuove
generazioni.
[3] Oltre
la metà degli stranieri maggiorenni è coniugata (54%), così come avviene per
gli italiani, che avendo una struttura per età più invecchiata mostrano invece
una quota minore di celibi/nubili e un’incidenza più elevata di vedovi/e.